15/10/09

Continuità Assistenziale: il nuovo nome della Guardia Medica. Né guardia né, tanto meno, medica

Una situazione anomala, certo, ma cui un'Azienda Sanitaria Locale come quella milanese dovrebbe essere abbastanza preparata, visto l'enorme numero di immigrati che potrebbero avere bisogno di usufruire dei suoi servizi.
Il giorno 14 Ottobre mi sono ritrovato nella necessità di contattare la Guardia Medica (oggi chiamata Continuità Assistenziale, forse perché il nome Guardia Medica era troppo impegnativo, vista l'efficienza con cui si lavora) in quanto senza medico di base per i seguenti motivi:
1) non avendo ancora preso residenza a Milano, avevo attivato, poco più di un anno prima, una tessera sanitaria provvisoria;
2) nel periodo in cui la tessera sanitaria provvisoria scadeva, mi trasferivo in una nuova abitazione;
3) prima di prendere un nuovo medico di base, decido di cambiare residenza ed avere una tessera definitiva.
La situazione, come anticipato, è alquanto anomala, ma fatto sta che, in queste condizioni, mi sento male. Non posso decidere io, purtroppo, quando star male, e sfortunatamente in questo periodo transitorio mi ritrovo costretto a contattare l'Ufficio Continuità Assistenziale. Verso le 7:10 al numero verde risponde una dottoressa (suppongo) efficientissima e premurosissima, la quale capisce però che la mia situazione non poteva essere risolta al telefono. A quel punto, io mi aspettavo mi dicesse di attendere in casa un medico, qualcuno che venisse a capire cosa avevo. Invece no. Un momento di esitazione, e mi dice di andare io là. In fretta. Perché il medico di turno sarebbe rimasto lì fino alle 8:00 dopodiché avrei dovuto rivolgermi al mio medico di base. Costretto dal fatto di non avere un medico, mi vesto quanto prima e parto. Durante il tragitto (breve, al massimo di 10 minuti includendo gli intoppi del traffico) vengo anche richiamato per sapere se stavo arrivando oppure no. Aveva fretta, il dottore. Giunto sul posto (la sede ASL di Garbagnate Milanese, via per Cesate 62) mi viene detto di attendere giù dalla rampa di scale. Il dottore mi raggiunge lì, già con la borsa chiusa in mano e la giacca a vento sulle spalle:
- Allora, cos'ha avuto?
- In realtà sto ancora male, ho fortissimi dolori allo stomaco.
- Mmm... anche febbre?
- No, solo forte mal di stomaco, non ho chiuso occhio per tutta la notte; ho provato a prendere una bustina di Geffer, ma non mi ha fatto niente...
- Ma quelle sono per andare di corpo! Prenda queste bustine (mi prescrive incomprensibilmente qualcosa da ritirare in farmacia), ok? Se dovesse avere bisogno, noi siamo qui.
Proprio in quel momento, alle 7:46, il dottore sale in macchina e se ne va.
A questo punto mi sono posto alcune domande:
1) può un dottore prescrivere dei medicinali ad un paziente di cui non conosce assolutamente nulla, senza averlo nemmeno visitato, avendoci parlato per 5 minuti in un pianerottolo?
2) Possibile che l'etica di lavoro di questo medico sia tale da non volersi spostare in casa di un paziente per paura di non poter uscire 14 minuti prima della fine del suo turno?
3) La Geffer è un medicinale indirizzato (come si documenta nel link inserito sopra) allo svuotamento dello stomaco, nel momento in cui questo dovesse accusare bruciori o gonfiore. Insomma, la Geffer non serve per far andare in bagno più agevolmente, ma ad eliminare la pesantezza o altri problemi di stomaco. Non d'intestino. Se il dottore non aveva presente cosa fosse la Geffer, avrebbe potuto dirlo. Ammetterlo. Tanto la sua professionalità l'ha dimosrata in un'altra maniera, forse non volendo.
Manderò in tempi brevi una mail all'Assessore alla Sanità Pubblica della Regione Lombardia, perché non trovo l'indirizzo diretto della ASL di Milano, facendo opportunamente nome e cognome del dottore in questione. Manterrò aggiornato il blog su eventuali sviluppi.

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