31/10/09

Perché la rimozione di un crocefisso in una scuola pubblica è considerato un problema? Lettera al Ministero dell'Istruzione

Salve, io vorrei porvi alcune questioni riguardanti un argomento che, in questi ultimi tempi, sta occupando parecchio spazio nei nostri giornali e reti televisive nazionali: la legittimità, o meno, della presenza del crocefisso nelle aule scolastiche italiane.
Premettendo che questo sia un argomento che potrebbe creare problemi sempre maggiori, personalmente mi auguro che il Ministero dell'Istruzione stia lavorando per trovare un'adeguata soluzione capace di arginare la potenzalmente dannosa problematicità della questioine.
Altrettanto personalmente, mi auguro anche che, nel momento in cui si sceglierà la misura da prendere in questo tema, vengano tenute bene a mente alcune componenti basilari, perché la decisione presa sia la più corretta possibile.

1- L'Italia è uno Stato dichiaratamente laico. Il fatto che esistano radici cristiane nella nostra cultura, non può escludere la laicità costituzionale dello Stato italiano, sicché ne consegue una libertà di pensiero (e di religione, in questo caso) che NON ci obbligherebbe a mantenere il crocefisso nelle aule delle nostre scuole pubbliche (le scuole private, se autofinanziate, in quanto private hanno tutti i diritti di ritenere la presenza del crocefisso elemento basilare per l'struzione, ovviamente; ma si parla di scuole private).

2- Il fenomeno della globalizzazione, dell'apertura delle frontiere, dell'ascesa straordinaria riguardante la facilità di comunicazione fra gli individui, ha fatto sì che il progresso andasse verso una direzione di tolleranza fra le altre culture, diverse dalla nostra, ed all'apertura a pensieri lontani e differenti dal nostro. Con questo, non sarebbe certamente corretto voler sbarazzarci delle nostre radici culturali, storiche e sociali. Giustamente lo Stato italiano deeve voler mantenere una propria identità e difendere la propria storia ed il proprio essere italiano. Ma l'apertura alle altre culture porta ad un naturale assemblamentto dei vari pensieri; assembamento che, per quanto possa essere ritenuto accettabile o non, rappresente il progresso, e se l'Italia vuole progredire insieme alle altre nazioni, deve, per necessità, acconsentire che questo assemblamento avvenga anche all'interno dei propri confini nazionali.

3- Così come una buona parte degli altri Stat europei, anche l'Italia, da alcuni anni a questa parte, si è trovata nella necessità di affrontare la questione migratoria. L'immigrazione, ricollegandomi al punto spiegato prima, fa parte integrante di quell'assemblamento dei vari pensieri culturali che costituisce il progresso vero e proprio. Progresso inteso sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista politico, culturale, morale e sociale. Per questo motivo l'immigrazione e l'apertura a popoli culturalmente distanti dal nostro diventa un fattore fondamentale, per il progresso italiano; e per questo motivo l'Italia dovrebbe sforzarsi ad accettare queste differenze culturali, che potrebbero contribuire grandemente alla crescita del nostro paese.

Fatte queste tre premesse, procedo ora con alcune domande:

1- Perché in uno Stato laico come l'Italia si sospendono professori scolastici per aver tolto un crocefisso dalla parete dell'aula?

2- Perché in uno Stato che guarda alla globalizzazione come base del progresso come l'Italia si sospendono professori scolastici per aver tolto un crocefisso dalla parete dell'aula?

3- Perché in uno Stato che deve salvaguardare l'immigrazione e l'accettazione di pensieri e popoli culturalmente lontani dal nostro come l'Italia si sospendono professori scolastici per aver tolto un crocefisso dalla parete dell'aula?

In attesa di una risposta, e sperando che questa questione la smetta di essere un problema,

Grazie per l'attenzione

29/10/09

Crocifissi nelle aule delle scuole laiche

Vorrei introdurre l'argomento con la notizia, finalmente soddisfacente, pubblicata sul sito UAAR il 28/10/2009, legata all'iniziativa presa dal prof. Coppoli di Terni, che è stato accusato di togliere il crocifisso appeso nell'aula durante le sue lezioni.

L’Ordinanza del 5 ottobre del Tribunale di Terni, nella persona dei Giudici dott. Girolamo Lanzellotto, dott. Fabrizio Riga e dott. Carmelo Barbieri, ha sciolto la riserva formulata dallo stesso Tribunale nell’udienza del 27 luglio 2009 e ha deciso, a causa del trasferimento del professor Franco Coppoli presso un altro istituto (era infatti in assegnazione provvisoria presso l’IIS Casagrande dal 1 settembre 2008 al 31 agosto 2009) “il venir meno della attualità della condotta asseritamente discriminatoria con la conseguente sopravvenuta cessazione della materia cautelare del contendere”.Si conclude la prima fase della battaglia per la libertà religiosa e contro la discriminazione intentata dal Prof. Coppoli contro il Dirigente Scolastico dell’IIS Casagrande ed il Ministero della Pubblica Istruzione per la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche.Il Tribunale non ha ritenuto perdurassero le esigenze cautelari che secondo gli avvocati Fabio Corvaja, Francesca Leurini e Gabriella Caponi sarebbero continuate a sussistere anche dopo il trasferimento del docente ed è da sottolineare che la cessazione della materia del contendere è sopravvenuta in seguito al rinvio: infatti quando è stata eccepita d’ufficio (il 27 luglio 2009) ancora non sussisteva in quanto allora il docente era ancora in servizio presso l’istituto Casagrande, ed è sopravvenuta solo in seguito al rinvio della decisione a settembre.Nell’insieme ci riteniamo soddisfatti dell’impianto dell’ordinanza sul piano dei diritti civili e della libertà di religione e della discriminazione religiosa in quanto è una decisione che riconosce la fondatezza dei dubbi sulla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche quando afferma che “l’esistenza di un dovere generalizzato di tale contenuto da parte delle istituzioni scolastiche, come derivato da alcune decisioni di merito (si veda ad es. l’Ordinanza del Tribunale dell’Aquila 22.10.03) [che imponeva la rimozione del crocefisso da una scuola materna a causa del significato discriminatorio e senza alcuna legittimazione normativa dello stesso, ndr] e dalla recente sentenza della Cassazione penale (Cass. N. 28482/09) [il Tribunale di Terni fa riferimento alla sentenza che ha assolto e riconosciuto le ragioni del giudice Tosti, ndr] non risulta affatto pacifica in giurisprudenza quantomeno in considerazione della necessità di compatibilizzare un’eventuale direttiva in tal senso con il “principio di laicità dello Stato e con la garanzia pure costituzionalmente presidiata, di libertà di coscienza e di religione” (v. cass. cit.).In altre parole prendiamo atto che il trasferimento (non dovuto assolutamente alla questione qui discussa) del prof. Coppoli all’ITG-ISA di Terni ha fatto cessare, secondo il Tribunale, le esigenze cautelari che giustificano una tutela di urgenza, ma consideriamo importanti le dichiarazioni del Tribunale riguardo alla questione della laicità degli ambienti formativi.Annunciamo quindi che la questione sarà portata davanti al Giudice del lavoro del Tribunale di Terni con un giudizio ordinario per far si che si possa affermare quel fondamentale “principio supremo della laicità dello Stato che è uno dei profili della forma di Stato delineata nella Carta costituzionale della Repubblica”, come ci ricorda la Corte Costituzionale nella sentenza 203/89 e come è ormai affermato in tutta Europa e nel mondo civile.Invitiamo docenti, ATA ed educatori al convegno nazionale organizzato dal CESP- Centro Studi per la Scuola Pubblica: “La laicità nella scuola pubblica: la croce della religione cattolica” che si terrà a Roma il 6 novembre presso il centro congressi di via Cavour 50, Roma (info).
Prof. Franco Coppoli

Comitati di Base della scuola UAAR - Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

Come detto, una buona notizia, finalmente, che ci porta a ben sperare, riguardo alla laicità delle nostre scuole.
L'importaza della scuola in ogni paese è fondamentale per la crescita e lo sviluppo dello stesso. Se un paese si dichiara laico, per non prendere in giro i propri cittadini, deve essere realmente laico.
L'Italia è un classico esempio di paese laico cattolico. Cosa significa? Semplice: basta dichiararsi laici con radici cristiano-cattoliche, il ché spinge i cittadini a sentirsi in dovere di rispettare quelle proprie radici.
Nessuno si è mai chiesto, però, quanto siano cristiane le radici dei francesi? Eppure la Francia è indubbiamente un esempio da seguire, in fatto di laicità, di integrazione, di apertura alle culture dei popoli migranti (certamente la Francia ha dovuto affrontare il problema dell'immigrazione e dell'integrazione molto prima dell'Italia, essendo stata una potenza coloniale fino a metà del secolo scorso).
Ma in Italia non funziona così. Noi siamo legati dai Patti Lateranensi. Noi dobbiamo rispettare quei patti, firmati da Benito Mussolini (il Duce, il grande esponente del Fascismo in una Repubblica dichiaratamente Antifascista) prima e da Bettino Craxi (finito latitate in Tunisia dopo aver fatto capitolare l'Italia nel periodo più nero della storia della sua Repubblica) poi. Due uomini che, oltre ad essere accomunati dalle loro grandi opere politiche, lo sono anche da questa firma in cui si dichiara che l'Italia è serva del Vaticano.
Il perché è semplice. Il Vaticano, per i nostri politici, è una comodità straordinaria. Innanzitutto, l'essere cattolici porta ad una visibilità ben maggiore nei confronti delle masse, rispetto all'ateismo, all'agnosticismo o alla semplice laicità. Inoltre, a livello finanziario, il Vaticano è indiscutibilmente un ottimo escamotage per fuggire dai controlli del fisco italiano. Ma ecco un'altra notizia, sempre pubblicata dall'UAAR questa settimana, chiara conseguenza di questi anni di intorpedimento mentale e servitù forzatamente accettata:

In un ospedale di Melzo (MI) tre donne in procinto di abortire sono state additate come “assassine” dal primario di ostetricia e ginecologia. Il medico avrebbe pronunciato queste parole ad alta voce davanti al personale e ai degenti del nosocomio. Il primario, stando a quanto asserisce CronacaQui, sarebbe un notorio antiabortista, simpatizzante di Comunione e Liberazione.

La notizia è stata riportata anche dal blog di Beppe Grillo:

L'aborto è una scelta che può lasciare tracce indelebili in chi la fa. Una scelta che può avere mille ragioni che appartengono alla sfera privata della persona. E' quindi inconcepibile che all'ospedale di Melzo, un luogo pubblico, un primario, Leandro Aletti, gridi di fronte a tutti: "Assassina, sta uccidendo suo figlio" a tre ragazze in attesa di esami preliminari. L'ospedale non è un istituto confessionale, un tempio degli antiabortisti, un'estensione delle parrocchie. Aletti, simpatizzante di Comunione e Liberazione, è stato denunciato per ingiuria e l'udienza si terrà a dicembre. Il blog sarà presente. Una domanda: "In Lombardia quanti sono i medici e i primari di CL?".

Ecco qui le nostre radici cristiano-cattoliche.

Ci spingono ad insultare ragazze che vorrebbero abortire. Nell'era del progresso.

Ci spingono a sospendere un giudice che non vuole emettere sentenze di fronte ad un crocifisso appeso in un tribunale laico. Nell'era della libertà di pensiero.

Ci spingono a sospendere uno dei vaticanisti più importanti presenti nel giornalismo italiano per utilizzare una frase "poco consona" riguardante l'Angelus papale. Nell'era della Libertà di Stampa (cfr. nostro post del 07/10/2009).

E' questo uno stato laico?

17/10/09

Milioni di microtruffe: il caso TIM

Buongiorno a tutti.
Credo sia noto alla maggior parte di noi che esistano vere e proprie truffe che si basano sul concetto del “rubo poco ma a tanti”, così da racimolare cifre non indifferenti.
Lo fanno le banche quando ad esempio si chiude un conto, trattenendo 2 o 3 euro per spese varie inventate, e lo fanno altre società che hanno il “potere” di avere un altissimo numero di clienti, come ad esempio le società telefoniche.
Rubano 2 euro qui, 1 euro là, e qualche volta provano a fare il colpaccio e provano a rubare un po' di più. La loro forza di colossi del mercato persuade il singolo cittadino dal reagire, e soprattutto l'entità della somma sottratta (2 o 3 euro appunto) non mettono in moto quella rabbia necessaria a combattere contro un danno ricevuto.

Volevo portare all'attenzione di tutti la modalità di furto adottata dalla TIM.
Il caso riguarda quei contratti per la fornitura del servizio internet attraverso le varie chiavette sul mercato, e che purtroppo hanno durata di 2 anni e vincolo di addebito su carta di credito.

A giugno 2008 la mia ragazza ha sottoscritto un contratto con la TIM per avere un mini pc ASUS, un modem HUWAEI E220, 100 ore di connessione internet ogni 30 giorni, il tutto al costo di 30,00€ al mese. (stesso contratto vale per mio fratello..e stessi problemi..)
Il primo trucco loro sta nel fatto che le 100 ore gratuite scadono ogni 30 giorni, e per rinnovarsi automaticamente hanno bisogno di un periodo non ben specificato (in alcuni casi ho dovuto aspettare anche più di 24 ore), e se malaugaratamente ci si connette in quel periodo scalano traffico dalla SIM. Ovviamente in sede di sottoscrizione evitano di avvisare il cliente.
D'altra parte è vero che arriva un sms sulla SIM quando scalano i soldi, e ne arriva uno anche quando secondo loro hanno rinnovato le 100 ore.. ma il problema è che l'unico modo per tenere sottocontrollo la situazione sarebbe sperare che l'sms di rinnovo ti arrivi il giorno giusto (e vi assicuro che non è sempre così), contare 30 giorni dalla ricezione di tale sms, e non connettersi per tutto il 30esimo e 31esimo giorno e forse anche il 32esimo perché nessuno avvisa della scadenza.

Per ovviare a questo problema sia io che mio fratello abbiamo contattato mille volte il 119, con risposte varie in base a chi ti risponde:
- “non mi prendo la responsabilità di rimborsare”
- “siete voi a dovete controllare”
- “è giusto che pagate se vi connettete”
- “Ok, le rimborso la cifra scalata.”
- mandi un fax al 800600119
..e altre ancora.. l'incompetenza di chi ti risponde è inimmaginabile..
L'ultima è stata la più gettonata, anche perché dopo 1 o 2 fax puntualmente arriva il rimborso, perché riconoscono che è un problema legato al sistema che utilizzano che fa tutto in automatico. Ma capite che se ogni mese uno deve mandare fax per farsi ridare soldi rubati, girano un po'..
E se uno usasse la SIM anche per telefonate o sms, consumando quindi traffico, potrebbe facilmente non accorgersi che hanno rubato qualche euro qua e là ogni mese..
Moltiplicate questo discorso anche solo per la metà dei clienti e avrete già una cifra da non sottovalutare.

Ma arriviamo alla perla della TIM.
Ad agosto 2009 chiedo solo di poter pagare le ultime rate che mancano con addebito sulla mia carta di credito anziché su quella della mia ragazza (per motivi di cambio conto che spiego a loro).
Il 119 mi conferma che non c'è nessun problema, basta cambiare intestatario del contratto e poi cambiare la carta di credito.
Il centro TIM di via Novara ad Abbiategrasso mi fa invece notare per la prima volta che potrebbero addebitarmi la penale per un'operazione del genere, e mi consiglia di richiamarli.
Il 119 mi dice questa volta che la penale sarebbe scattata (di 83 euro) e che poi sarebbe stata stornata dal momento che risultava una nuova carta sulla quale addebitare le rate.
Per scrupolo, ho riattaccato e li ho richiamati subito, per mettere alla prova la loro creatività nella risposta.. e mi han detto questa volta che la penale varia in base a quante rate mancano da pagare, e che la mia situazione avrebbe portato ad una penale di 166 euro più 10 euro per ogni rata mancante per un totale di 256€. Fantastici..
Mi han confermato che la penale sarebbe stata subito stornata.. siccome scattava per automatismi del sistema, avrebbero riparato loro, e mi hanno specificato che l'intestatrio del contratto non doveva cambiare, ma avrei dovuto solo intestare la SIM a me e poi fare il cambio di carta di credito.
Tornato allo stesso centro TIM il tipo mi dice che se il 119 mi ha detto così allora si può fare, e mi chiede 5 euro per il cambio di carta di credito.

A distanza di 2 settimane provo per la prima volta a connettermi e dopo 1 minuto o 2 si disconnette da solo, e non mi da più possibilità di connessione.
Contatto allora il 119.
Mi dicono che è normale, perché avendo fatto un cambio intestatario la promozione delle 100 ore gratuite non si era rinnovata da sola, così connettendomi avevo pagato esaurendo il traffico presente sulla SIM. (ovviamente nessuno mi aveva avvisato di niente).
Mi consigliano solo di andare al centro TIM per farla attivare, ma è chiuso per ferie..
Così vado al centro TIM presso il Trony di Abbiategrasso ma non possono aiutarmi, sembra essere fuori dalle loro capacità e mi dicono addirittura: “Dovresti andare in un centro TIM”..io guardo il tipo sbigottito pensando a dove sono e lui aggiunge: “Un centro che si occupi di TIM a 360 gradi”.. non indago ulteriormente e me ne vado cercando qualcuno che abbia un cervello.

A Vigevano scopro che esistono dipendenti della TIM che sanno qualcosa della TIM. Mi dicono subito che sono stato assistito da incapaci perché sul contratto viene indicato che non è possibile fare il cambio di carta di credito.. (A me hanno pure chiesto 5 euro per farlo!!!!!!)
Scrivo ancora all'800600119 e spiego come sono stato consigliato e guidato a fare una cosa non permessa dal contratto e chiedo il rimborso della penale che nel frattempo è stata addebitata.. e con mia sorpresa scopro che è stata addebitata sulla mia carta di credito.
La loro teoria è che la penale scatta perché cambiando intestatario è come se la mia ragazza avesse interrotto il contratto prima dei 2 anni previsti dallo stesso. E allora la penale dovrebbe essere addebitata sulla carta della mia ragazza, non sulla mia.. giusto?

Mando altri fax, chiedendo lo storno della penale e il rimborso di tutti gli addebiti rubati.

Mi chiamano per scusarsi e cercare una soluzione. Mi accreditano 20 euro perché per un mese sono rimasto senza internet nonostante avessi pagato la rata. Mi dicono che avrebbero stornato la penale.
Nessuna notizia per un mese, così mando un altro fax.
Mi mandano un telegramma per dirmi di chiamarli. E al 119 mi dicono che il 30 settembre hanno fatto lo storno della penale addebitata ad agosto.

Chiamo CartaSi e chiedo di controllare. Mi assicurano che un'operazione di questo tipo è fattibile, e che se fatta in data 30 settembre all'alba del 12 ottobre a loro dovrebbe risultare, e invece non risulta nessuno storno.

Mando un altro fax all'800600119. E da una settimana sto ancora aspettando risposta, nonostante abbia indicato più volte il mio numero di cellulare al quale trovarmi a qualsiasi ora.
CONVIENE A TUTTI STARE MOLTO ATTENTI!!!

Moreno

16/10/09

Segnalazione Continuità Assistenziale Garbagnate M.se: lettera a Regione Lombardia

Ecco qui di seguito l'e-mail inviata alla Regione Lombardia (pagina "Servizi") riguardo al post dal titolo Continuità Assistenziale: il nuovo nome della Guardia Medica. Né guardia né, tanto meno, medica. Si noti che: a) il nome del dottore è stato abbreviato qui, ma è stato nominato completo nella lettera; b) la lettera è stata correttamente firmata con mio nome e cognome.

Salve,
la presente per segnalarvi cosa mi è successo la mattina del 14 Ottobre scorso.
Essendo in una situazione transitoria (la tessera sanitaria è scaduta a Settembre, e io ad Ottobre ho cambiato residenza, per cui mi trovo attualmente senza un medico di base, che conto di acquisire definitivo entro la prossima settimana), purtroppo a cavallo della notte tra il 13 e il 14 Ottobre ho accusato dei forti dolori allo stomaco. Cercando di addormentarmi senza riuscirci, sono giunto ad un livello in cui non potevo fare a meno di rivolgermi al servizio di Continuità Assistenziale del Territorio, cioé all'Ufficio ASL di Garbagnate Mil.se, sito in Via per Cesate, al n. 62.
Quello che accadde mi ha fatto nascere qualche domanda, che ora rivolgo a voi, spiegandovi cosa è successo, e chiedendovi di riflettere sulla eventuale giustezza dell'atteggiamento del dott. C. E., che si è occupato del sottoscritto.
Alle 7:10 della mattina ho chiamato il n. verde a disposizione, per chiedere assistenza, e la dottoressa (suppongo che lo fosse, viste le domande specifiche che mi faceva a riguardo del mio stato di salute) dall'altra parte della linea è stata molto premurosa e gentile. Mi disse anche che sarei dovuto andare io lì, anziché attedere il medico in casa (cosa che mi ha lasciato un po' stupito, in quanto mi sarei aspettato il contrario, in realtà) e di giungere sul posto entro le 8:00, in quanto il medico avrebbe terminato il suo turno a quell'ora, dopodiché non sarebbe stato più disponibile. Giunto sul posto alle 7:35, ed essendo stato anche ri-chiamato in modo che vi giungessi in fretta, ho atteso il dottore sul piaerottolo di una rampa di scale per più o meno 5 minuti, per poi vederlo arrivare già vestito, con la giacca addosso e la borsa chiusa in mano, come se mi incontrasse per caso. Salutatomi, mi ha chiesto quale fosse il mio problema e se avessi anche febbre. Qui, mi ha ricettato delle bustine, mi ha prescritto il modo di somministrazione, e alle 7:46 è salito sulla sua macchina per andarsene a casa. Ora, io vorrei chiedere a voi, Regione Lombardia, se è corretto che:
1) il dott. C. E. non sia venuto a casa mia per visitarmi;
2) il dott. C. E. non mi abbia visitato neppure nel pianerottolo in cui ci siamo incontrati;
3) il dott. C. E. mi abbia somministrato dei farmaci senza avermi mai visto né, ovviamente, conoscere se avessi qualche tipo di allergia o altri problemi che avrebbero potuto interferire con l'uso di quel dato farmaco;
4) il dott. C. E. sia salito sulla sua auto 14 minuti prima di terminaare il suo turno, impedendo ad un altro cittadino di usufuire, eventualmente, del servizio che lui paga (con le sue tasse) e per cui il dott. C. E. viene pagato.
Pregandovi di prendere atto delle segnalazioni dei cittadini che vi giungono, in modo da rendere più efficiente un servizio per cui i cittadini pagano,
vi ringrazio per l'attenzione, e vi mando i miei più cordiali saluti.

Vedrò di aggiornare il blog nel caso di una risposta in merito.

15/10/09

Continuità Assistenziale: il nuovo nome della Guardia Medica. Né guardia né, tanto meno, medica

Una situazione anomala, certo, ma cui un'Azienda Sanitaria Locale come quella milanese dovrebbe essere abbastanza preparata, visto l'enorme numero di immigrati che potrebbero avere bisogno di usufruire dei suoi servizi.
Il giorno 14 Ottobre mi sono ritrovato nella necessità di contattare la Guardia Medica (oggi chiamata Continuità Assistenziale, forse perché il nome Guardia Medica era troppo impegnativo, vista l'efficienza con cui si lavora) in quanto senza medico di base per i seguenti motivi:
1) non avendo ancora preso residenza a Milano, avevo attivato, poco più di un anno prima, una tessera sanitaria provvisoria;
2) nel periodo in cui la tessera sanitaria provvisoria scadeva, mi trasferivo in una nuova abitazione;
3) prima di prendere un nuovo medico di base, decido di cambiare residenza ed avere una tessera definitiva.
La situazione, come anticipato, è alquanto anomala, ma fatto sta che, in queste condizioni, mi sento male. Non posso decidere io, purtroppo, quando star male, e sfortunatamente in questo periodo transitorio mi ritrovo costretto a contattare l'Ufficio Continuità Assistenziale. Verso le 7:10 al numero verde risponde una dottoressa (suppongo) efficientissima e premurosissima, la quale capisce però che la mia situazione non poteva essere risolta al telefono. A quel punto, io mi aspettavo mi dicesse di attendere in casa un medico, qualcuno che venisse a capire cosa avevo. Invece no. Un momento di esitazione, e mi dice di andare io là. In fretta. Perché il medico di turno sarebbe rimasto lì fino alle 8:00 dopodiché avrei dovuto rivolgermi al mio medico di base. Costretto dal fatto di non avere un medico, mi vesto quanto prima e parto. Durante il tragitto (breve, al massimo di 10 minuti includendo gli intoppi del traffico) vengo anche richiamato per sapere se stavo arrivando oppure no. Aveva fretta, il dottore. Giunto sul posto (la sede ASL di Garbagnate Milanese, via per Cesate 62) mi viene detto di attendere giù dalla rampa di scale. Il dottore mi raggiunge lì, già con la borsa chiusa in mano e la giacca a vento sulle spalle:
- Allora, cos'ha avuto?
- In realtà sto ancora male, ho fortissimi dolori allo stomaco.
- Mmm... anche febbre?
- No, solo forte mal di stomaco, non ho chiuso occhio per tutta la notte; ho provato a prendere una bustina di Geffer, ma non mi ha fatto niente...
- Ma quelle sono per andare di corpo! Prenda queste bustine (mi prescrive incomprensibilmente qualcosa da ritirare in farmacia), ok? Se dovesse avere bisogno, noi siamo qui.
Proprio in quel momento, alle 7:46, il dottore sale in macchina e se ne va.
A questo punto mi sono posto alcune domande:
1) può un dottore prescrivere dei medicinali ad un paziente di cui non conosce assolutamente nulla, senza averlo nemmeno visitato, avendoci parlato per 5 minuti in un pianerottolo?
2) Possibile che l'etica di lavoro di questo medico sia tale da non volersi spostare in casa di un paziente per paura di non poter uscire 14 minuti prima della fine del suo turno?
3) La Geffer è un medicinale indirizzato (come si documenta nel link inserito sopra) allo svuotamento dello stomaco, nel momento in cui questo dovesse accusare bruciori o gonfiore. Insomma, la Geffer non serve per far andare in bagno più agevolmente, ma ad eliminare la pesantezza o altri problemi di stomaco. Non d'intestino. Se il dottore non aveva presente cosa fosse la Geffer, avrebbe potuto dirlo. Ammetterlo. Tanto la sua professionalità l'ha dimosrata in un'altra maniera, forse non volendo.
Manderò in tempi brevi una mail all'Assessore alla Sanità Pubblica della Regione Lombardia, perché non trovo l'indirizzo diretto della ASL di Milano, facendo opportunamente nome e cognome del dottore in questione. Manterrò aggiornato il blog su eventuali sviluppi.

07/10/09

Nucleare in Sardegna: lettera a difesa.ambiente@regione.sardegna.it

Buongiorno,
in seguito alla normativa che permette l'ingresso del nucleare in Italia, volevo solo segnalare che voi, della Difesa dell'Ambiente della Sardegna, non potete, per rispetto nei confronti dell'isola e di coloro che la abitano, accettare la ricezione ed il deposito di scorie radioattive.
Greenpeace ha affermato che l'88% dell'attuale fabbisogno energetico mondiale può essere soddisfatto dalle sole fonti di energie rinnovabili. La Sardegna è un isola che può sfruttare appieno questo genere di energia grazie al sole, al vento ed al mare, che certamente non le mancano. Inoltre, in seguito alla Legge 99/2009 che, in fatto di energia, introdurrebbe il nucleare in Italia, coprendo il 25% dell'energia totale nazionale con, appunto, l'energia nucleare, ben 11 regioni (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Basilicata) hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale per non accettare le scorie radioattive prodotte dalla centrale nucleare prevista dal Governo Italiano. Perché la Sardegna non appartiene a questa lista, se la maggior parte degli italiani si sono dichiarati contrari al nucleare, proprio come gran parte dei cittadini sardi che non hanno mancato, anni fa, di scendere in piazza per manifestarsi contro le scorie radioattive?
Se è vero che l'energia nucleare porterebbe ad un abbassamento dei prezzi per il fatto che l'Italia non dovrebbe più acquistare energia dalla Francia, è pur vero che:
1- il costo della fabbricazione di centrali nucleari sarebbe decisamente più elevato di quello richiesto per la fabbricazione di impianti che valorizzerebbero le energie pulite;
2-gli effetti provocati da un eventuale malfunzionamento delle centrali nucleari sono devastanti, come ben si sa; ciò che non si conosce sono gli effetti che a lungo termine potrebbero provocare le scorie radioattive che il Governo Italiano avrebbe intenzione di portare in Sardegna, se questa regione non si dichiarasse contraria come le undici regioni citate sopra; inoltre c'è da notare che, non conoscendo i problemi che causerebbero questi residui nucleari, ancora meno si possono conoscere eventuali rimedi;
3-La Regione AUTONOMA della Sardegna potrebbe certamente soddisfare AUTONOMAMENTE il fabbisogno energetico dei suoi 1.600.000 cittadini, grazie alle caratteristiche del proprio ambiente e del proprio clima, e grazie alla scarsa densità di popolazione presente sull'isola.
In sostanza, per quale motivo i sardi dovrebbero desiderare le scorie radioattive nella propria terra, quando potrebbero respirare un'aria sana e pagare ugualmente l'energia a basso costo?
La Difesa dell'Ambiente della Regione Sardegna non può accettare la ricezione delle scorie radioattive nel proprio suolo, e dovrebbe unirsi nel ricorso alla Corte Costituzionale contro la Legge 99/2009 alle altre undici regioni d'Italia (che presto aumenteranno) riducendo il cerchio delle regioni disponibili ad accettare queste scorie.

Sospensione di Roberto Balducci: lettera a tg3net@rai.it

Gentili Signori,
è un buon periodo che ritengo la Rai una televisione, per così dire, in decadenza. Il giornalismo e l'informazione non sono più ritenuti sufficienti e, tanto meno, soddisfacenti da ormai tante persone, e tutto ciò potrebbe essere davvero preoccupante, trattandosi della televisione di Stato.
La sospensione di Roberto Balducci, seppure non citata a chiare lettere (così come molte altre faccende di tremenda importanza non vengono citate chiaramente durante i vostri Tg e nella televisione in generale) da voi, che il Tg lo fate, e che avete l'obbligo nei confronti dei cittadini italiani di farlo nella massima chiarezza ed onestà, mi ha la sciato perplesso (per usare un eufemismo di monumentali roporzioni). E come me, tante altre persone.
Io comprendo benissimo l'importanza economica, politica e finanziaria del Vaticano, Stato indipendente che vive dalle spese dei cittadini italiani in cambio di "servizi" non solamente religiosi (ormai si sa); ma sospendere un vaticanista come Balducci, dopo tanta esperienza, per aver pronunciato una frase di assoluta innocenza come quella in cui erano citati gli ormai famosi quattro gatti che ascoltavano l'Angelus in Piazza San Pietro, diventa un caso di gravità massima.
Non tanto per il fatto che un giornalista venga ingiustamente sospeso (purtroppo molti di quelli che vogliono dire la verità subiscono la stessa reazione), ma perché l'intrusione politica del Vaticano sta impedendo a noi, cittadini italiani, di avere il diritto di informazione che ci spetta.
A voi, per cui dare l'informazione costituisce un obbligo, vista la posizione statale della Rai, rivolgo questa domanda:
Se nominare il Vaticano nel modo utilizzato da Balducci significa privare i cittadini (coloro che vi finanziano!) di un giornalista serio ed in gamba come lui, cosa sarebbe svelare un intrigo di stato, corruzione, atti mafiosi?
In quanto cittadino italiano chiedo alla Rai di virare in direzione di un'informazione chiara, pulita, onesta, e che vada al di là dei malumori della Chiesa all'interno di uno Stato laico.

Spero non tanto in una risposta, quanto in un esame di coscienza.

Passaparola di Marco Travaglio

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