23/12/09

Maltempo a Milano. D'inverno. E la notizia dov'è?

Ogni telegiornale, ogni giornale, ogni trasmissione televisiva ed ogni rivista ci sta, in questi giorni, bombardando di notizie relative al maltempo che imperversa in tutto il Nord Italia, concentrando la loro attenzione su Milano, la quale è rimasta paralizzata dalla neve e dal ghiaccio, creando innumerevoli disguidi sulla rete dei trasporti: voli cancellati, centinaia di treni annullati, traffico bloccato, autostrade impraticabili. Il tutto avvenuto nonostante centinaia di spazzaneve, spargisale e addirittura soldati dell'Esercito impegnati a favorire la circolazione ed agevolare i cittadini di Milano e Povincia nei loro spostamenti.
In effetti, di neve ne è caduta (circa 40 cm, una quantità, a quanto pare, maggiore anche di quella presentatasi l'anno passato), e i problemi sono stati assolutamete palpabili.
Analizzando la situazione, però, non credo sia molto difficile raggiungere delle conclusioni che ci portano a discordare su ciò che ci dicono nelle varie televisioni, o nei numerosissimi articoli di giornale concentrati sul maltempo.
Innanzitutto, che nel Nord Italia, in inverno, si abbassino le temperature ed aumentino le precipitazioni, non è una novità eclatante. E non è una novità neppure il fatto che quando vi siano dele precipitazioni a temperature basse, nevichi.
Ora: se la neve cadesse copiosamente in luoghi in cui non si vede che il sole, come le zone costiere della Sardegna, per fare un esempio, allora una certa disorganizzazione sarebbe più che lecita, e la notizia "40 cm di neve caduta nelle pianure costiere sarde", sarebbe una vera notizia. Ed i disguidi, come dicevo, sarebbero leciti, in quanto il territorio e l'organizzazione territoriale non sarebbero pronti a ricevere un tale evento, che coglierebbe la popolazione impreparata, provocando grossi danni alla circolazione del luogo.
Ma per quale motivo, nelle regioni del Nord, questi problemi nascono ugualmente, ed ogni anno, se si tratta di aree in cui i mezzi per prevenire questi innumerevoli danni sono ben presenti, collaudati ed utilizzati ogni inverno?
Innanzitutto c'è da dire che tutto il catastrofismo narrato dalle fonti pubbliche (ma anche private, in realtà), è assolutamentte esagerato. Ritardi, certo, ma niente di trascendentale.
Il punto è però un altro: tutti quanti i cittadini sapevano che era in arrivo una forte perturbazione di tipo nevoso che avrebbe imbiancato la città: per quale motivo non si è prevenuto in alcun modo a tale evento? Per quale motivo le macchine spargisale non si sono messe in movimento prima che la neve cominciasse a cadere? Ha iniziato a nevicare il 21 Dicembre, verso le 14:20, ed ha continuato fino a, circa, le 3 della notte. E' abbastanza normale che, con quel tipo di neve, fiocchi grandi e asciutti, le strade vengano ricoperte di uno strato bianco che rende difficile la guida: perché non si è anticipato il disastro automobilistico (alcune persone hanno impiegato 2 ore per fare 3 km)? Se il sale fosse stato sparso per le strade, almeno nelle arterie principli, gran parte del traffico accumulatosi dal pomeriggio alla sera sarebbe stato evitato.
Stesso discrso si pul fare per i trasporti su rotaie, sui quali c'è da fare un'ulteriore osservazione: perché non si rimborsano i biglietti dei treni cancellati? Se il treno non parte, non fa il suo lavoro. Se io voglio il biglietto per andare da una città all'altra, e non mi viene offerto il servizio, perché devo pagarlo lo stesso? Preferisco non prendere il biglietto. Vorrei chiedere al presidente Innocenzo Cipolletta se, quando va in un negozio per comprare qualcosa, paga lo stesso anche se alla fine non compra nulla. Io penso che i soldi se li tenga, anche se la commessa gliel'ha mostrato e gli ha spiegato gentilmente ogni dettaglio di quel prodotto.
Concludo con i trasporti aerei, sui quali c'è poco da dire. Con le perturbazioni in atto, se non si può volare, non si può volare. Non è questione di prevenzione, di inefficienza umana. Lì non si può far nulla. Certo è che rendere gli aeroporti più agevoli (in questo caso Malpensa e Linate, che sono piuttosto fatiscenti, al contrario del nuovo impianto di Orio al Serio che invece è assolutamente nuovo) dovrebbe essere un impegno da imporsi, visti gli enormi ritardi e cancellazioni provocate dal maltempo.

08/12/09

Cappellacci: cosa vogliamo fare con l'ambiente sardo?

Il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, pare piuttosto confuso sul da farsi riguardo alla questione ambientale sarda.
Mentre il suo predecessore, Renato Soru, dell schieramento opposto, aveva adottato una linea diretta (seppur con numerosi difetti) alla salvaguardia dell'ambiente, Ugo Cappellacci sembra essere piuttosto una bandiera che si volta a seconda del vento che tira.
Se Soru aveva imposto la famosa tassa sul lusso per cercare di diminuire l'afflusso di yacht nei mari sardi, tutelandone la pulizia; se aveva proibito la costruzione di edifici entro 3 km dalla fascia costiera epr tutelare l'integrità della vegetazione; se si era opposto all'installazione di impianti eolici per la salvaguardia del paesaggio, Cappellacci si è dichiarato contrario a tutte queste scelte.
Si ipotizzava, quindi, che l'attuale presidente della Regione avrebbe favorito il turismo agevolando l'attracco di barche di lusso nelle coste sarde; si ipotizzava che avrebbe permesso la costruzione di impianti turistici sulle coste sarde per favorirne lo sviluppo turistico; si ipotizzava che avrebbe utilizzato terreni incolti per l'installazione di impianti di generazione di energia pulita affinché la Regione della Sardegna avesse la possibilità di godere di un netto risparmio energetico ed economico.

Si ipotizzava.

In realtà, dopo quasi un anno di governatorato, Ugo Cappellacci è stato capace, fino ad ora, di:
1-permettere lo sviluppo della crisi del polo industriale di Portovesme mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro (a proposito: la settimana prossima vedremo se realmente l'Alcoa ha deciso di revocare la cassa integrazione ai suoi dipendenti oppure si trattava solo dell'ennesima bufala dei nostri mezzi d'informazione ufficiali);
2-dare in concessione ai privati ben 40.000 ettari di spiagge pubbliche, per l'installazione di stabilimenti balneari.
Dove si diriga la Sardegna sotto la sua guida, dopo un anno, è ancora un mistero.
Ci potrebbe rimanere la speranza che Cappellacci stia studiando un metodo per poter sviluppare il sistema industriale, energetico e turistico sardo. Ma ecco qui un'altra notizia, che potrebbe far perdere ai sardi anche questa speranza.

Pare che a Domusnovas, un piccolo comune nella Sardegna sud-occidentale, ci sia il progetto di installare, da parte della Noise Srl, una società della Provincia di Carbonia-Iglesias ubicata a proprio a Domusnovas, un impianto composto da 170 pannelli fotovoltaici, che darebbero lavoro, per la gestione dell'intero impianto, a circa 30 giovani residenti nel comune.
Il 4 Dicembre scorso, il sindaco di Domusnovas Angelo Deidda, il Presidente della Provincia di Carbonia-Iglesias Pierfranco Gaviano ed altri amministratori comunali di Fluminimaggiore e Villamassargia (comuni attigui a quello di Domusnovas) hanno marciato fino a Cagliari per chiedere una deroga al Presidente Ugo Cappellacci, in modo da dare il via a questo progetto, che preverrebbe provvisoriamente un centinaio di assunzioni.
Secondo il sindaco di Domusnovas Angelo Deidda, il risparmio energetico che l'impianto fotovoltaico in questione darebbe al Comune di Domusnovas equivarrebbe a circa 100 mila Euro annui.

Ovviamete non siamo a conoscenza di alcuna risposta, data dal Presidente della Regione Cappellacci al Comune di Domusnovas. Cercheremo, dunque, di tenerci aggiornati sulla questione, che rappresenterebbe un ottimo passo avanti nell'utilizzo di fonti rinnovabili in Sardegna, regione assolutamente predisposta allo sfruttamento di energia solare ma non solo, essendovi in essa numerosi territori esposti al vento e, ovviamente, alle maree, assolutamente utilizzabili per la produzione di energia pulita.

Cappellacci, dunque, si trova di fronte ad una scelta che, viste le opposizioni fatte (a parole) alla politica di Renato Soru, sarebbe facile risolvere. Ma che, visto il modo con cui sta operando, inizia a mettere in contrapposizione le sue parole alle sue azioni.

Una scelta, Presidente. Se vuole tutelare l'ambiente, elimini immediatamente la concessione ai privati di 40.000 ettari delle spiagge sarde; se vuole sfruttare gli impianti di energia rinnovabile, dia il via libera all'installazione dell'impianto fotovoltaico progettato dalla Noise Srl. E che sia solo un primo passo, verso un'indipendenza energetica che vedrebbe la Sardegna fra le regioni più ricche d'Italia.

07/12/09

Via a Copenaghen, Stop a Milano

Proprio alla vigilia del Congresso di Copenaghen dedicato all'ambiente, qualcuno si è accorto del fatto che l'Ecopass, il metodo capace solo di procurare soldi al comune di Milano senza ridurre né il traffico né, tanto meno, l'inquinamento, è una bufala mostruosa, e che di Eco non ha proprio niente.
L'Ecopass è quel sistema che, come descritto dalla Sindaco Letizia Moratti e dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, avrebbe dovuto diminuire notevolmente le emissioni di CO2 nel capoluogo lombardo, abbassando sensibilmente la quantità di mezzi di trasporto privati nel centro di Milano.
Il metodo era alquanto semplice: mettendo una tassa a chi, in determinate ore dei giorni feriali, avrebbe voluto accedere al centro della città milanese col proprio mezzo privato.
Questo, a quanto si diceva, era inoltre un netto incentivo all'utilizzo del mezzi di trasporto pubblici rivolto ai tantissimi lavoratori operanti nel centro di Milano.
Analizzando in maniera solo leggermente più approfondita quest'idea, è facile intuire come questa rappresentasse solo uno specchietto delle allodole. E le allodole dovevano essere o stupide, o molto poco informate, perché funzionasse.
La cosa preoccupante è che ha funzionato.
Se si vuole tutelare l'ambiente dalle emissioni di CO2, innanzitutto, il traffico per le vetture inquinanti deve essere vietato in maniera assoluta. All'ambiente infatti non importa gran che, se quelle vetture pagano una mazzetta al Comune di Milano per poter inquinare. Inquinano lo stesso, anche previo pagamento.
Se invece l'idea era quella di utilizzare la parola Eco perché piacesse di più, ma l'obiettivo reale era ridurre semplicemente il traffico al centro, allora il prezzo di ingresso nella zona bastioni (l'area coperta da Ecopass nella città meneghina) avrebbe dovuto essere decisamente più elevato degli attuali 2 Euro (2 Euro!!!). Come a Londra, dove dopo essere partiti da 5 £ nel 2003, si è arrivati a 8 £ nel 2005 (l'equivalente di circa quindici euro), da pagare per poter accedere nel suo centro con la propria vettura. La differenza è che gli inglesi hanno escogitato questa pollution charge (tassa d'inquinamento) proprio per diminuire il traffico. Ed il traffico l'hanno diminuito. In Italia - evidentemente - no: forse si era ancora indecisi se fare qualcosa per il traffico oppure qualcosa per l'ambiente (e le due cose coicidono fra l'altro; proprio come hanno coinciso a Londra).
Oppure si voleva fare qualcosa per incentivare i mezzi pubblici? Beh, siamo sempre nella stessa barca. A Londra i mezzi di trasporto pubblici sono stati finanziati enormemente dagli introiti dei pochi automobilisti che hanno deciso di continuare a trafficare nel suo cuore con la propria vettura privata, e funzionano ancora meglio di quanto non facessero precedentemente. A Milano, ovviamente, si continuano a vedere gli stessi mezzi di anni e anni fa, senza che i tempii di percorrenza da una parte all'altra della città diminuiscano minimamente. Se non si viaggia esclusivamente in metropolitana (cioé se non si vive già in centro, e quindi se non si ha bisogno dell'Ecopass in quanto già residenti), per spostarsi da una zona all'altra di Milano potrebbero essere necessarie due ore. Senza contare il traffico, ovviamente. Fra lo scambio di un treno, l'attesa di un autobus, l'ingresso in metropolitana, l'attesa di un altro autobus e i tempi di tragitto, infatti, a seconda dei luoghi di partenza e di arrivo ci si mette tanto.
Ma allora, quest'Ecopass, a cosa serve?
Meglio ancora: a cosa è servito???
Certo, si possono vedere gli straordinari, meravigliosi, fiabeschi effetti del miracoloso Ecopass sul sito del Comune di Milano, ma sinceramente, alla luce del recente avviso di garanzia ricevuto dalla Sindaco Letizia Moratti, dal Presidente della Provincia di Milano Guido Podestà e dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni (gli stessi, a parte Podestà che è stato eletto quest'anno, ad aver sbandierato il loro impegno nel nome della difesa dell'ambiente), accusati di insufficienza nel rispettare le leggi sull'inquinamento, pare che la domanda sia già dotata di una risposta: a niente.
L'Ecopass non è servito a niente, e se rimarrà invariato, continuerà a non servire a nulla.
Alle 8 del mattino le strade di Milano equivalgono a dei parcheggi: migliaia di macchine ferme per strada. Si riconoscono che sono strade, e non parcheggi, per due motivi: il primo è che le macchine sono accese; il secondo, è che hanno una persona al volante. Una persona al volante, e nessun altro dentro.
Se si viaggiasse in quattro per macchina, il traffico si ridurrebbe di 3/4.
Se l'economico Ecopass diventasse più costoso, le quantità dei soldi in entrata sarebbero maggiori, e i paganti decisamente meno numerosi.
Se i soldi dell'Ecopass venissero utilizzati per costruire piste ciclabili, il traffico e l'inquinamento sparirebbero del tutto.
E se parte di quei soldi venissero utilizzati per aumentare l'efficienza dei mezzi pubblici, anche sotto la pioggia, i milanesi viaggerebbero al riparo.

Passaparola di Marco Travaglio

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