23/01/10

La palla passa ad Alcoa

La decisione, da parte dello Stato italiano, è stata presa ieri, 22 Gennaio: dopo lunghi anni di lotte e di richieste, che sono andate inasprendosi sempre più negli ultimi tempi, fino ad arrivare con la dichiarazione di voler mettere tutti i dipendenti in cassa integrazione a partire dal 5 di Febbraio prossimo, l'Italia ha concesso ad Alcoa la possibilità di continuare ad usufruire dello sconto sull'energia elettrica, in modo da poter eliminare il malcontento della multinazionale americana.
In questo modo, l'Alcoa non avrà più alcuna scusa da presentare ai suoi dipendenti, e potrà dunque riprendere la produzione a pieno ritmo (produzione che, seppur non si sia mai arrestata completamente, è ovviamente diminuita in maniera sensibile), garantendo il mantenimento del posto di lavoro alle migliaia di dipendenti Alcoa, e alle restanti migliaia di dipendenti impegnati nella manutenzione, nella pulizia e nei servizi presso la stessa azienda.
E' stato quindi fissato un appuntamento tra i rappresentanti del Governo Italiano e la dirigenza Alcoa Martedì, 26 Gennaio a Roma, data in cui si ufficializzerà la decisione presa dallo Stato, e in cui il Governo dichiarerà alla multinazionale produttrice di alluminio il mantenimento della promessa data, in accordo con l'Unione Europea, che si era fermamente opposta al mantenimento del finanziamento pubblico in favore di Alcoa, appunto.
La svolta è arrivata in seguito alla mobilitazione del Sindacato che, essendosi mosso a livello nazionale (coi segretari nazionali Giorgio Cremaschi ed Emilio Lonati) per poter esaminare personalmente la situazione di disagio provata dai lavoratori (che comunque già avevano manifestato sia a Roma, come riportammo in questo blog, per due volte, sia col sequestro dello stabilimento), e per poter discutere direttamente con loro e i loro delegati sindacali in loco. Tutto ciò è avvenuto meno di una settimana prima dell'approvazione del decreto legge in questione, e ciò sta a significare che il tanto rumore non è, poi, stato per nulla.
A questo punto sta ad Alcoa, il dimostrarsi legata allo stabilimento, e il non aver tirato la corda nella speranza di far precipitare le colpe al Governo Italiano o all'Unione Europea.
Potenzialmente, ci sarebbe da essere ottimisti: il polo industriale di Portovesme, dal punto di vista dell'Alluminio, è sempre stato un centro nevralgico per la produzione, e Alcoa, fin dal suo arrivo, ha sempre dimostrato grande impegno per il sostentamento non solo dell'azienda stessa, ma anche del territorio circostante.
La multinazionale ha infatti investito notevoli somme per cercare di mantenere il territorio il più pulito e "verde" possibile, piantando migliaia di alberi e promuovendo una green campaign che è stata (ed è tuttora) oggetto di vanto dell'azienda statunitense sbandierato in tutto il mondo; in più, viste le questioni nate dalla loro minaccia di arrestare la produzione, sarebbe decisamente poco etico (diciamo così) il chiudere i battenti dopo aver ottenuto la tanto ambita riduzione dei costi energetici.
Certo, dirà qualcuno: l'etica nell'imprenditoria è sempre meno presente, tanto più nel nostro paese. Ma siamo ottimisti, e godiamoci questo decreto legge che è un passo verso una situazione migliore.
Se prima si era nelle mani del Governo, e dell'Unione Europea, ora si è nelle mani di Alcoa.
Aspettiamo il verdetto con ansia che ovviamente, riporteremo sul blog puntualmente.

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